Storia del Presepe
CHE COSA E’ IL PRESEPE ?
Il significato letterario della parola (dal latino ) è mangiatoia; come narrato da Luca, nel suo Vangelo, è il posto dove Maria dopo il parto ha deposto Gesù Bambino rivestito con le Sue vesti.
I Vangeli di Luca e di Matteo sono quelli che raccontano della nascita di Cristo Salvatore ; ma i fautori del presepe hanno attinto anche ad altri scritti “apocrifi” come il Proto Vangelo di Giacomo, per arricchire il racconto della Natività con particolari e personaggi non presenti nei Vangeli;cosi come viene rappresentata sin dal III° secolo sia in forma pittorica che in sculture specialmente in bassorilievi.
I contrasti tra le Chiese d’Oriente e di Occidente sulla veridicità di tutti questi eventi o figure marginali Non tolgono nulla alla grandezza dell’ EVENTO ( MISTERO ) della NATIVITA’.
Da tutte queste testimonianze anche se contrastanti nasce il culto delle rappresentazioni presepiali: I re Magi nel numero convenzionale di tre ( altri dicono di più anche con regine ) per rapportarli alle razze umane conosciute,Camiti da Cam, Semiti da Sem e Iafiti da Jafet i tre figli di Noé; nera gialla e bianca.
La presenza del bue e dell’asinello ( impianto di riscaldamento ante litteram , tale definizione non è mia ) retaggio del luogo dell’evento la stalla o per quanto riguarda l’asino del viaggio di Giuseppe e Maria da Nazzaret a Betlemme per il censimento imperiale.
Fatto sta che, nonostante tutte queste divergenze, anche a Napoli, come in tanti altri luoghi, la tradizione del presepe attecchì subito seguendo la formula Francescana con figure per lo più a grandezza naturale.
Nella chiesa di Santa Maria la Nova sono conservati due opere una con figure lignee attribuita ad Agnolo Fiore e l’altra marmorea di Girolamo Santacroce, un'altra opera con figure lignee è sita nella chiesa di San Giuseppe Maggiore ed un altr nella chiesa del Gesù Vecchio.
Successivamente, alla fine del 1400, si svilupparono ad opera di artisti emiliani per lo più modenesi la costruzione di gruppi figurativi in terracotta, molti dei quali detti “Compianto sul Cristo Morto”; dove intorno al Cristo deposto figuravano i personaggi della Crocifissione con le sembianze dei committenti l’opera. Fra questi Guido Mazzoni, autore tra l’altro di un presepe detto “ La Madonna della pappa”conservato nel Duomo di Modena, fu chiamato a Napoli presso la corte Aragonese di Ferdinando I, per un busto in bronzo del sovrano e qui realizzò nel 1492 un bellissimo “Compianto” che possiamo ammirare nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi dove ancora una volta ha messo in mostra la sua grande bravura di ritrattista nel raffigurare nelle vesti di Giuseppe di Arimatea e di Nicodemo lo stesso Ferdinando I e di suo figlio Alfonso d’ Aragona.
Ispirati da queste opere anche gli artisti Campani assimilarono tecniche ed abitudini trasferendo nelle raffigurazioni presepiali le figure in terracotta e la consuetudine di raffigurare i volti dei committenti nei personaggi che popolano il presepe.( ancora oggi seguita non sempre con buon gusto)
Nel 700, secolo d’oro del presepe napoletano, si stabilirono e perfezionarono i canoni antropometrici delle figure per il presepe. Il “pastore” costituito da un manichino in filo di ferro e stoppa con testa in legno o terracotta , occhi in vetro piedi e mani o in legno intagliato o terracotta con abiti, finementi rifiniti con ricami in oro, in seta o broccati provenienti dalle seterie di San Leucio. Le dimensioni dei personaggi andavano da 35 a 40 cm di altezza così da stabilire per tutto il contorno scena ,animali minuterie suppellettili o altro un rapporto di circa 1 a 5.
Carlo III di Borbone e la regina Amalia diedero un impulso notevole alla tradizione presepistica commissionando a vari artisti numerose opere e la stessa regina trascorreva gran parte del suo tempo a confezionare abiti per le statuine del presepe.
Si ebbe un fiorire di artisti : pittori, scultori e sarti per i pastori; architetti ed artigiani per le scenografie ( Scoglio presepiale ) in legno , sughero cartapesta e gesso raffigurante quasi sempre un tempio diruto, una taverna, una fontana ed un mercato.
Le scene avevano una simbologia ed un significato allegorico ben preciso; il tempio diruto dove veniva collocata la Natività simboleggiava la vittoria del Cristianesimo sul Paganesimo; la taverna il cui oste aveva spesso aspetto diabolico era la rappresentazione delle tentazioni e così via. Tra questi allestitori ricordiamo il Canale, il de Bonis, il Gentile ed il Baldi (questi ultimi due scenografi del teatro San Carlo).
Tra gli scultori più famosi citiamo : Francesco Celebrano, Felice e Matteo Bottiglieri, Franco Viva,
Antonio Vaccaro, Giuseppe Gori, Salvatore Franco o Di Franco,questi ultimi due allievi di Giuseppe Sammartino insigne artista autore del meraviglioso “Cristo velato” nella cappella di Raimondo di Sangro VII principe di Sansevero detta anche chiesa di Santa Maria della Pietà.
A questi scultori principalmente realizzatori delle teste dei pastori, bisogna ricordare anche tutti gli altri artisti che contribuivano alla realizzazione dei pastori;gli intagliatori di mani e piedi tra cui ricordiamo il Tozzi; i confezionatori degli abiti di cui ricordiamo oltre alla regina Amalia Matteo e Giovanni Ferri; per tutti gli altri accessori una moltitudine di orafi, argentieri, liutai, ceramisti e cerai per frutta e verdura come il De Luca ed animalisti come i Vassallo, Di Nardo, Trillocco, Amatucci ed altri.
Dopo questa fulgida epopea il presepe ha avuto un periodo di decadenza dopo il regno di Ferdinando IV. I presepi furono smontati, i pastori venduti e poche opere sono pervenute integre fino ai nostri giorni.
La più completa è quella che lo scrittore Michele Cuciniello ha donato alla città di Napoli ed è conservato Nel museo di San Martino con la scenografia dell’architetto Nicolini lo stesso che ha ricostruito il teatro “ San Carlo” con pastori dei più importanti artisti.
Altri pastori sono in diverse collezioni private come quella degli eredi del comm. Eugenio Catello, grande intenditore ed appassionato , che è forse la più importante; quelle dei Perrone, dei Legnetti, dei Papale e degli Accardi.
Ancora oggi la tradizione viene perpetrata nelle botteghe nuove e storiche dei decumani ( via Tribunali, via San Gregorio Armeno, via San Biagio dei librai) e tante altre sia a Napoli città che in provincia.
Un grosso impulso alla diffusione e conoscenza delle tecniche e dell’arte del presepe, hanno dato le varie associazioni che hanno fatto opera di proselitismo e come è naturale, quando la base diventa consistente, la probabilità che nascono delle eccellenze artistiche che possano riportare ai fasti di un tempo questa forma d’arte ingenua fin che si vuole ma di indubbio fascino e misticismo.
GLORIA E PACE
Antonio Feroce |